contro il sionismo
per l’autonomia nazional culturale dei popoli
per la rivoluzione socialista internazionale
Vladimir Medem – Dalla mia vita
memorie di un dirigente del Bund ebraico
(1897 – 1915)
ed. orginale in yiddish: Fun mein Leben (1923)
traduzione ridotta dall’edizione americana del 1979
allegato file pdf A4 180 pagine
indice / nota introduttiva / cronologia / informazioni biografiche / KIEV / IL MIO SECONDO ANNO ALL’UNIVERSITA’ / SCIOPERO! / GERSHUNI E LA SUA CERCHIA / INIZIO LA MIA ATTIVITA’ / IL MOVIMENTO / “IN DI GASN, ZU DI MASN” / GERMOGLI DI TEORIA BUNDISTA / “QUESTI GIORNI MERAVIGLIOSI…” / L’ARRESTO / DIETRO LE SBARRE / PRIMA DELLA FUGA / OLTRE CONFINE / SOLO ALL’ESTERO / LA COLONIA DI BERNA / ISKRA / BUNDISMO / LA MIA VITA A BERNA / IL CASO LEKERT / GLI ANARCHICI / DI NUOVO A BERNA / IL POGROM DI KISHINEV E LE SUE CONSEGUENZE / IL QUINTO CONGRESSO DEL BUND / BRUXELLES E LONDRA / IL CONGRESSO SIONISTA DI BASILEA / GINEVRA / SLAVEK / IL CONGRESSO DI AMSTERDAM / GAPON / ALLA VIGILIA DELLA RIVOLUZIONE / I GIORNI DI OTTOBRE / RITORNO IN RUSSIA / I GIORNI DI DICEMBRE / DI NUOVO ALL’ESTERO / NASHE SLOVO / IL CONGRESSO DI LEMBERG / NEL SUD E NEL NORD / KOVNO / IL CONGRESSO DI LONDRA / UN ALTRO VIAGGIO IN FINLANDIA / RIFLUSSO / ANCORA UNA VOLTA ALL’ESTERO / IL CASO KAPLINSKI / DUE CONGRESSI / VIENNA / RIENTRO IN RUSSIA / IL DECIMO PADIGLIONE / NEL CUORE DELLA RUSSIA / OREL / SMOLENSK / MOKATOW / CONDANNATO! / LA MACCHINA AL LAVORO / COL FIATO SOSPESO / LIBERTA’
Sulla tomba di Vladimir Medem, al cimitero del Workmen’s Circle di New York, si legge la seguente iscrizione in yiddish: “Di legende fun der yidisher arbeter bavegung” (“La leggenda del movimento operaio ebraico”). Di quel movimento, e in particolare dell’Unione generale dei lavoratori ebrei (comunemente nota come Bund) Medem fu uno dei massimi teorici e dirigenti nel primo ventennio del Novecento.
Eppure, come egli stesso spiega nella prima parte delle proprie memorie, crebbe in una famiglia convertita al cristianesimo luterano. Nato nel 1879 a Lipau (l’odierna Ljepaja) in Lettonia, nei primissimi anni si trasferì con i genitori a Minsk, ove visse in un ambiente benestante cristiano, circondato da cristiani. Infatti imparò l’yiddish soltanto in età adulta. Il padre, David Medem (1836 – 93), fu uno dei primi laureati di origine ebraica all’Accademia Militare Russa di Medicina.
L’avvicinamento o “ritorno” di Vladimir all’ebraismo non fu una questione religiosa bensì culturale e politica, sotto “la diretta influenza dei lavoratori ebrei”. Paradossalmente, in una fase in cui numerosi intellettuali ebrei assimilazionisti si univano ai gruppi liberali e radicali russi, Medem scelse di operare il percorso inverso. Fu profondamente toccato dalla “doppia oppressione” subita dai lavoratori ebrei nell’Impero zarista (come lavoratori e come membri di una minoranza etnica oppressa), e come risposta si dedicò anima e corpo a un movimento politico che integrasse l’emancipazione delle masse ebraiche con quella degli oppressi di tutto il mondo. Questo movimento fu il Bund.
Il primo approccio di Medem al socialismo avvenne nel 1897 a Kiev, al primo anno di università, quando entrò in contatto con esponenti del nascente Partito Operaio Social Democratico Russo (POSDR), di cui il Bund era uno dei gruppi fondatori. Espulso da Kiev nel 1899 in seguito alla partecipazione alle lotte studentesche, tornò a Minsk, e fu in quel particolare periodo che sviluppò “una profonda affezione per l’ebraismo” e per le sofferenze dei lavoratori ebrei. Entrò nel Bund di Minsk nel 1900, e a causa della sua attività fu arrestato nell’inverno dello stesso anno. Poco dopo il rilascio, nel 1901, informato del fatto di essere a rischio di condanna e deportazione, fuggì dalla Russia e si rifugiò in Svizzera, nella colonia degli ebrei russi a Berna. In Svizzera e più in generale in Europa proseguì l’attività politica, partecipando come delegato del Bund al celebre Secondo Congresso del POSDR (Bruxelles – Londra, estate 1903). Nel medesimo periodo iniziò ad approfondire la questione ebraica come questione nazionale, e nel 1904 pubblicò un primo e fondamentale testo sull’argomento, La socialdemocrazia e la questione nazionale, destinato a orientare la linea del Bund negli anni successivi. In tale testo veniva sistematizzata la teoria dell’autonomia nazional culturale, alternativa all’idea di uno stato territoriale per gli ebrei. Essendo un tema all’epoca molto dibattuto, Medem vi ritornò più volte, pubblicando lavori come La questione nazionale e i partiti socialisti nazionali, Sulla dimensione nazionale della Russia, Problemi teorici e pratici della vita ebraica, La comunità ebraica, Nazionalismo o neutralismo, Note sulla questione nazionale ebraica, La nazione ebraica mondiale, La questione nazionale in Russia, La questione ebraica in Russia.
Negli stessi anni, a partire dal 1903, Medem (come tutto il Bund) affrontò la polemica con il sionismo, sia dal punto di vista teorico sia dal punto di vista politico, e partecipò come osservatore al Sesto Congresso (1903) e al Settimo Congresso (1905) dell’Organizzazione Sionista Mondiale. Nelle sue memorie offre un quadro vivido e sferzante dei sionisti dell’epoca, in particolare della corrente territorialista, con la quale ebbe maggiormente a che fare e che, nella verve polemica, giunge a sminuire in modo fin eccessivo.
Nel novembre 1905 Medem rientrò clandestinamente in Russia, in tempo per vivere l’ultima fase della Rivoluzione di quell’anno, che mise le prime consistenti crepe nel regime autocratico. Tornò in Svizzera nel 1908, nel pieno della reazione, e rimase per altri quattro anni in Europa. Nel 1913, alla ripresa del movimento, rientrò ancora una volta nel paese natale, contando di poter usufruire dell’amnistia annunciata per quell’anno. Ma solo cinque giorni dopo il suo arrivo fu arrestato nuovamente e incarcerato a Varsavia. Fu l’inizio di una durissima prigionia di 25 mesi, aggravata dallo scoppio della Prima guerra mondiale, della quale Medem rende conto in maniera molto toccante negli ultimi capitoli delle sue memorie, che si concludono proprio con la liberazione dal carcere (avvenuta il 4 agosto del 1915 in coincidenza con l’occupazione tedesca della città di Varsavia).
Per tutta la sua vita politica Medem mantenne un atteggiamento di distacco e di critica del bolscevismo e di Lenin, con il quale ebbe personalmente a che fare diverse volte. Questo atteggiamento crebbe dopo la presa del potere dell’ottobre 1917, che egli condannò in quanto tentativo avventurista e autoritario. Lasciò Varsavia nel dicembre 1920 alla volta di New York, sempre per conto nel Bund. Nella città americana iniziò la stesura delle sue memorie, che nel corso del 1921, man mano che vedevano la luce, vennero pubblicate a puntate sul principale quotidiano socialista ebraico, il Jewish Daily Forward. Dopo la morte prematura di Medem (9 gennaio 1923), dovuta all’acutizzarsi della malattia renale che lo affliggeva da tempo, in capo a pochi mesi le memorie furono pubblicate in volume, col titolo Fun mein Leben (Dalla mia vita).
La traduzione dall’yiddish all’inglese, col titolo The Life and Soul of a Legendary Jewish Socialist, risale soltanto al 1979, ad opera di Samuel Portnoy, nipote di un altro grande dirigente bundista e contemporaneo di Medem: Noah Portnoy.
Gli ottantaquattro capitoli di Fun mein leben sono inediti in Italia. La presente è una traduzione ridotta, basata sull’edizione americana del 1979, e prende le mosse dal capitolo ventuno, quello del primo anno di università di Medem e dei suoi primi contatti con il movimento socialista. L’arco temporale della narrazione è dunque ristretto al periodo 1897 – 1915. Per quanto riguarda i capitoli dal ventuno in poi, alcuni non sono stati tradotti e altri sono stati tradotti solo in parte. Se ne ricava una rielaborazione suddivisa in cinquantacinque capitoli, i cui titoli rispetto all’edizione americana sono invariati.
Ad arricchire il valore politico e storico del testo è anche la quantità di aneddoti e ritratti di protagonisti del movimento operaio e socialista dell’epoca, e di esponenti del sionismo, che Medem fornisce sulla base della propria esperienza diretta. Nel corso della narrazione si incontrano vivide rappresentazioni di decine di rivoluzionari più o meno famosi. Di parte di essi si riportano alcune informazioni biografiche, ove reperibili.