Eva Broido – Memorie di una rivoluzionaria (1876 – 1917)

EVA BROIDO – MEMORIE DI UNA RIVOLUZIONARIA (1876 – 1917)

Eva Broido memorie

Cap.1 – INFANZIA E ADOLESCENZA

Cap. 2 – DIVENTO INDIPENDENTE

Cap. 3 – SAN PIETROBURGO 1899

Cap. 4 – PRIMO ARRESTO E PRIMO ESILIO IN SIBERIA

Cap. 5 – A JAKUTSK

Cap. 6 – LA STORIA DELLA PROTESTA DI JAKUTSK

Cap. 7 – LA FUGA DI MIO MARITO DALLA SIBERIA

Cap. 8 – LA MIA FUGA

Cap. 9 – ALL’ESTERO

Cap.10 – TORNIAMO IN RUSSIA: BAKU

Cap.11 – I CAMPI PETROLIFERI DI BAKU

Cap.12 – IL NOSTRO LAVORO NEI CAMPI PETROLIFERI

Cap.13 – VACANZE NEL CAUCASO

Cap.14 – IL MASSACRO DEGLI ARMENI

Cap.15 – 1905 E OLTRE

Cap.16 – IL NOSTRO LAVORO A SAN PIETROBURGO

Cap.17 – DI NUOVO IN PRIGIONE

Cap.18 – DI NUOVO IN SIBERIA

Eva Broido nacque nel 1976 a Sventsiany (oggi Svenciony), cittadina della campagna lituana allora facente parte dell’Impero zarista, in una famiglia ebraica moderatamente benestante, Ebbe un’infanzia spensierata e a contatto con la natura, fino a quando nel 1886 la casa di campagna non venne pignorata per far fronte ad alcuni debiti, e la bambina fu mandata a vivere in città. Qui grazie ad alcuni istitutori imparò tre lingue, si appassionò alla letteratura e sviluppò la volontà di diventare una donna indipendente, sfidando il tradizionalismo dell’epoca. Intraprese gli studi di farmacia, iniziando a lavorare a 15 anni come apprendista. Si sposò una prima volta a 18 anni ed ebbe due bambine, ma il primo matrimonio fu infelice e di breve durata; tuttavia fu in quel periodo (1895-98) che divenne una convinta socialista, anche grazie ad un soggiorno a Berlino durante il quale entrò in contatto con la Socialdemocrazia tedesca.
Nel 1899 si separò e andò a lavorare a San Pietroburgo, ove iniziò l’attività clandestina all’interno dei gruppi socialdemocratici russi, orientandosi da subito verso la fazione menscevica. Nella militanza ritrovò l’amico d’infanzia Mark Broido, che sposò nel 1902 (in prigione) e dal quale ebbe in seguito altri tre figli, un maschio e due femmine.
Al primo arresto (gennaio 1901) seguì una prima condanna all’esilio in Siberia, nella gelida località di Jakutsk. Qui i coniugi Broido furono tra i protagonisti nel 1904 di una protesta contro le condizioni detentive la cui eco arrivò in tutta la Russia. Riuscirono poi a fuggire dall’esilio, recandosi all’estero per alcuni mesi per poi fare rientro in patria allo scoppio della Rivoluzione del 1905. Per la loro militanza scelsero la località di Baku, nel Caucaso, caratterizzata dalla presenza dell’industria petrolifera e dalla convivenza e scontro tra varie etnie. Tutto ciò viene descritto in quattro densissimi capitoli delle presenti memorie. Dopo una breve parentesi a Mosca, Eva con la famiglia ritornò a San Pietroburgo, dove lavorò nella fazione menscevica del partito per circa tre anni, fino al 1907.
La ripresa del movimento operaio a partire dal 1910 vide di nuovo Eva impegnata in prima fila, in vari ruoli di redattrice, funzionaria e sindacalista. Allo scoppio della Prima guerra mondiale fece parte della piccola fazione di coloro che sin da subito si opposero ai massacri al fronte, e infatti all’inizio del 1915 fu di nuovo arrestata, ed esiliata una seconda volta in Siberia. Questo secondo esilio, più lieve del precedente, fu interrotto nel 1917 dalla Rivoluzione di febbraio, con la caduta dello Zar, e i coniugi Broido si affrettarono a rientrare a San Pietroburgo dove assunsero subito ruoli determinanti (Eva fu segretario generale del Comitato Centrale menscevico).

Eva e Mark Broido condivisero la tragica parabola della sconfitta della Rivoluzione, con la guerra civile, l’instaurazione della dittatura bolscevica e la messa fuorilegge delle altre fazioni socialiste. Nel 1920 lasciarono la Russia e si stabilirono coi loro figli a Berlino, partecipando con altri esuli (tra cui Julij Martov) alla pubblicazione del periodico menscevico Il corriere socialista. In quei primi anni ’20 Eva Broido scrisse le presenti memorie, ma nel 1927 volle lasciare la famiglia per tornare in Russia, nel tentativo di salvare la rivoluzione del suo paese. Da quel momento il suo destino non fu diverso da quello di migliaia di altri rivoluzionari russi dissidenti in Unione Sovietica, perseguitati, incarcerati ed infine uccisi.
Si ritiene che Eva sia stata fucilata nel settembre 1941.

Il manoscritto delle sue memorie fu pubblicato una prima volta illegalmente a Mosca nel 1928. Seguì una traduzione tedesca autorizzata nel 1929, mentre una prima traduzione inglese apparve a Londra soltanto nel 1967, ad opera della figlia Vera, nata nel 1907.

marzo 2023

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