La tredicesima tribù. I cazari e l’origine degli ebrei dell’Europa orientale

LA TREDICESIMA TRIBU’
I CAZARI E L’ORIGINE DEGLI EBREI DELL’EUROPA ORIENTALE
(rielaborazione del saggio di Arthur Koestler del 1976)

A nord del Caucaso nel settimo secolo d.C. si formò un impero la cui popolazione, di origine turca, aderì in massa all’ebraismo. Queste genti, che non avevano niente a che fare con la Palestina, in seguito migrarono verso l’Europa, ed è da esse che deriva la gran parte della comunità ebraica mondiale.

allegato file pdf 69 pagine
La tredicesima tribù

nota introduttiva…………………………………………………….p.2

1. L’ORIGINE E L’APOGEO……………………………………..P.3

2. LA CONVERSIONE…………………………………………….P.27

3. IL DECLINO………………………………………………………P.40

4. LA CADUTA……………………………………………………..P.52

5. L’ESODO…………………………………………………………..P.58

6. LEGGENDE RENANE…………………………………………P.63

7. L’ORIGINE DELL’YIDDISH………………………………….P.66

Il presente testo è un riassunto rielaborato del saggio di Arthur Koestler “La tredicesima tribù. L’impero cazaro e la sua eredità”, pubblicato per la prima volta nel 1976 in Inghilterra, ove l’autore viveva da tempo. Si tratta di uno dei vari testi del filone storiografico che riporta alla realtà il mito dell’esilio del popolo ebraico dall’antico Israele, dimostrando che dal punto di vista etnico gran parte degli ebrei dell’Europa orientale, e dunque dell’odierna comunità ebraica mondiale, discende dai cazari, una popolazione di ceppo turco che originariamente abitava a nord del Caucaso, e tra il settimo e il decimo secolo d.C. diede vita a un vasto impero medievale.
Questo affascinante libro è stato tradotto in molte lingue, tuttavia un’edizione in ebraico praticamente non esiste, visto che a quanto pare l’unica data alle stampe, nel 1999 per conto di un editore privato di Gerusalemme, non fu mai distribuita. In precedenza, l’ultimo testo in ebraico che si occupasse dei cazari, intitolato Cazaria. Storia di un impero ebraico, era uscito nel lontano 1951 a Tel Aviv, nel neonato Israele, ad opera dello storico Abraham Poliak.
Koestler fu a suo tempo un militante sionista, e fino alla fine dei suoi giorni non smise mai di sostenere l’esistenza dello stato di Israele. Intuendo che il proprio lavoro potesse rappresentare un colpo al mito del sionismo, nelle pagine finali si sentì in dovere di ribadire la propria fede politica:

“…mi rendo conto del pericolo che, con malizia, esso possa venire interpretato erroneamente come una negazione del diritto a esistere dello Stato di Israele. Ma il fondamento di quel diritto non sta, si badi, nelle ipotetiche origini del popolo ebraico, né nell’alleanza mitologica di Abramo con Dio; esso si fonda sul diritto internazionale, cioè sulla decisione presa dalle Nazioni Unite nel 1947…A prescindere dalle origini etniche dei cittadini israeliani, e anche dalle illusioni che essi nutrono circa tali origini, il loro Stato esiste de jure e de facto…”

Questa dichiarazione evidentemente non bastò, perché il sionismo tiene molto alle giustificazioni di carattere etnico per portare avanti la colonizzazione della Palestina. All’uscita del libro, l’ambasciatore israeliano in Gran Bretagna lo definì “un’iniziativa antisemita finanziata dai palestinesi”. L’organo dell’Organizzazione Sionista Mondiale espresse la preoccupazione che “Il libro, grazie ai suoi elementi di esotismo e alla notorietà di Koestler, rischia di attrarre un pubblico di lettori ebrei privi non solo di una consapevolezza storica ma anche di senso critico, che potrebbero prendere alla lettera la sua ipotesi e relative implicazioni”.
Zvi Ankori, professore del Centro per la storia degli ebrei dell’Università di Tel Aviv, propose di interrogarsi sulle motivazioni psicologiche che avevano spinto Koestler a mutuare la vecchia tesi di Poliak, già “rigettata” in passato e potenzialmente dannosa per Israele nel presente. In seguito anche il professor Shelomoh Simonsohn, collega di Ankori all’Università di Tel Aviv, si domandò se dietro l’interesse di Koestler per i cazari non ci fossero i suoi problemi identitari di immigrato dell’Europa orientale nel contesto della cultura inglese. E anche Simonsohn, come Ankori, si premurò di precisare che la fonte delle infondate “calunnie” in merito all’origine degli ebrei dell’Europa orientale era il loro collega Abraham Poliak.
Il filone storiografico sionista tradizionale continua a sostenere, senza alcun riscontro storico, che gli ebrei dell’Europa orientale vengano dalla Germania (infatti la denominazione corrente è ashkenaziti, dal nome ebraico della Germania nel Medioevo). E questo filone sostiene che gli ebrei sarebbero giunti in Germania dall’antico Israele, dopo essersi temporaneamente fermati a Roma. La conoscenza del contenuto del libro di Koestler è importante per confutare questa menzogna, fornendo argomentazioni in più per mettere in discussione l’esistenza dello stato razzista e coloniale di Israele e contribuire alla lunga e impegnativa opera di giustizia che è la decolonizzazione della Palestina storica.

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